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Franco Maria Ricci Editore
Grand Tour
216

Roma. Villa Medici

Testi di: Bruno Racine, Philippe Morel
1998 / 108 PAGINE. Lingua: Edizione bilingue italiano/francese
Immersa in un lussureggiante giardino, con alberi centenari e viali ombrosi in cui ancora sembrano vagare i fantasmi dei suoi ospiti illustri, Villa Medici fu il forziere in cui un principe rinascimentale, Ferdinando de’Medici, raccolse i suoi tesori.
Di origine romana, pur se considerata fuori dai confini della città, quella che oggi viene chiamata Villa Medici fu prima uno splendente palazzo sotto l’imperatore Onorio, con marmi inviati appositamente da Ravenna, e poi luogo di assedio e di saccheggio, con le prime venute dei barbari. Persa la grandezza, si ridusse ad una vigna arida e incolta. Solo il cardinale Giovanni Ricci, mille anni dopo, fu in grado di coglierne il fascino, e si mise all’opera per riportarlo alla sua antica funzione: un giardino di delizie. Il testo racconta la storia di questo straordinario monumento soffermandosi poi sulle successive vicissitudini, dagli splendori sotto Ferdinando de’Medici a fervente centro della cultura francese dopo l’insediamento dell’Accademia di Francia, accompagnato dalle immagini delle decorazioni interne e dei giardini.
Franco Maria Ricci Editore
Sin dall’antichità il colle del Pincio era considerato luogo di predilezione dai Romani più raffinati, che, al pari di Lucullo, vi si recavano a godere la frescura dei giardini dai quali si dominava l’Urbe. Proprio sull’attuale sito in cui sorge Villa Medici, l’imperatore Onorio fece edificare il proprio palazzo, ultimo bagliore prima della caduta dell'Impero. Passarono dieci secoli e un prelato toscano, il cardinale Ricci, riportò il Pincio al suo antico splendore, decidendo di farvi costruire una villa di campagna con un grande giardino di piacere; ma i lavori non erano ancora conclusi che la proprietà passò a un altro cardinale, Ferdinando de’Medici, da cui prese nome. Sotto l’impulso del nuovo e facoltoso proprietario, l’architetto Ammannati ingrandì considerevolmente l’edificio per farne lo scrigno di una stupefacente collezione di sculture e di dipinti. Quanto al giardino, sorta di riserva naturale ante litteram ma ordinato secondo un piano rigoroso e colmo di antichità, assurse anch’esso fra le meraviglie di Roma. Divenuto granduca di Toscana, Ferdinando non si trattenne più a Roma e gli eredi spogliarono Villa Medici dei suoi tesori. Dopo due secoli di semi-abbandono, Napoleone l’acquistò per insediarvi l’Accademia di Francia; fu così risparmiata alla villa la triste sorte riservata a tante altre dimore patrizie, devastate o lottizzate. Da allora Villa Medici divenne un piccolo angolo di Francia in terra italiana e assisté al passaggio di una lunga teoria di artisti, di architetti e di compositori, taluni divenuti famosi, altri caduti nell’oblio.
Franco Maria Ricci Editore
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